Caricamento Sponda SudAttendere

“Taranta Power is up to date”, in Piazza del Plebiscito venti anni di battito del Sud

lun, 03 dicembre 2018 - ore 00:00


1998/2018: 20 anni di battito del Sud si festeggiano nella grande piazza di Napoli il primo dicembre dalle ore 18. Sul palco vent'anni di rivoluzione culturale e di musica di contrabbando. La Taranta si impossesserà di Napoli, con tutta la sua energia prorompente: il ritmo indiavolato, la musica dei briganti, la forza dei canti popolari. Vi aspetto in piazza con i vostri tamburelli, le vostre castagnette, i vostri balli, all'inseguimento del nostro battito del sud. Eugenio



 



Con Eugenio Bennato, sul palco i Bottari di Macerata, Montemarano, Rione Junno, Phaleg Trio, Mujura, Carmina Donnola, Le voci del Sud con un omaggio a Carlo D’Angiò, Marcello Colasurdo, Daniele Sepe, Alfio Antico, Mario Incudine, il Tesoro di San Gennaro, i Maestri di Carpino, Mimmo Epifani, M’Barka Ben Taleb, Officina Zoe. E ancora le voci di tre donne del Sud: Arisa, Dolcenera e Pietra Montecorvino. In programma omaggi musicali ai Maestri di Carpino, ad Antonio Infantino. Previsti, inoltre, stage di tammurriata, pizzica, tarantella montemaranese, garganica e calabrese.



 



Un passo indietro: l’evento che segna la prima manifestazione ufficiale del movimento TarantaPower è uno storico concerto tenuto a Lecce il 3 ottobre 1998. Sono presenti i massimi esponenti della musica di taranta di tutte le regioni del sud; per il Gargano i Cantori di Carpino, guidati dal mitico Sacco Andrea, e il cantore Matteo Salvatore; per il Salento i maestri della pizzica dei gruppi Alla Bua e Aramirè, per la Sicilia Alfio Antico, Antonio Infantino e i Tarantolati di Tricarico per la Basilicata e il gruppo Tactus per la Calabria. Segue un tour che coinvolge con grande successo i più importanti centri sociali del nord, dal Leoncavallo di Milano alla Flog di Firenze, al Pedro di Padova, al Livello 57 di Bologna, al Faro di Roma. Il bilancio dei vent’anni trascorsi a partire da quell’avvio straordinario è quello di una vera rivoluzione culturale nell’ambito di una vasta fascia di giovani. Sorgono dappertutto festival e rassegne, si aprono scuole di taranta in tutta Italia, e per quanto riguarda i circuiti internazionali la musica etnica italiana afferma per la prima volta stabilmente la sua presenza nella world music. Nasce una nuova generazione di artisti che oggi è viva e presente e proietta creativamente nel futuro gli insegnamenti dei maestri della tradizione. Il termine “taranta” si diffonde con una energia che rischia di sconfinare nella moda, ma ottiene lo straordinario risultato di ribaltare i termini della questione meridionale e diffondere in tutto il mondo l’immagine di un sud nuovo, trasgressivo e propositivo, con i valori della sua antica cultura magica e della sua arte in grado di contrapporsi alla piattezza dell’universo globalizzato.



 



Il ritmo, nelle terre d’Italia del sud, è da sempre legato ad un ballo maledetto, un ballo ghettizzato o proibito, la tarantella, che per vivere o sopravvivere è costretta a dichiararsi stato di necessità fisica, pratica di guarigione da uno stato alterato, sorta di esorcismo in musica per scacciare il demone che invasa e possiede il tarantato. E la taranta nascosta fra le foglie secche delle piantagioni o fra le crepe della terra arida colpisce a tradimento, soprattutto le donne, scalze nel lavoro dei campi, e il veleno risale nelle arterie e si impossessa delle membra, e una persona tranquilla diventa tarantata, e allora invoca il battito del tamburello o l’ipnosi di una melodia ostinata per poter instradare le sue convulsioni e il suo malessere nell’esercizio liberatorio della tarantella. Il mito della taranta nasce così proprio nell’era dell’oscurantismo cristiano, quando le divinità pagane, gli dei “falsi e bugiardi”, sono messi a tacere dai nuovi apostoli di una religione più razionale e composta, austera e castigata. Dioniso, Bacco e Apollo, divinità di riti sfrenati del vino, della poesia e dell’eros spariscono nella nuova cultura che rinnegherà l’edonismo classico per il misticismo medievale e San Paolo nella lettera ai Corinzi raccomanda di evitare nei riti tutte quelle manifestazioni troppo inclini all’estasi. Le donne mediterranee della Magna Grecia si vedono così private di quelle esternazioni che consentivano loro di rivendicare il diritto alla libertà e all’eros e di vincere nella festa e nel rito la subalternità comunque esistente e legata alla loro condizione femminile. E il ballo vietato, e il furore bacchico della musica e del vino proibiti, e l’eros represso fanno sì che la gente del sud cominci a dichiararsi “malata” e ad invocare la necessità di guarigione attraverso la pratica magica della tarantella. E così dalle feste pubbliche del dio pagano, dalla festa del dio che balla, si passa alla festa nascosta del dio che perdona, rappresentato dal suo apostolo San Paolo protettore dei tarantati nel chiuso dei cortili o nel sagrato della basilica di Galatina che al santo è dedicata e che accoglie ed assiste le vittime della taranta nella fase finale della guarigione.



 



Vent'anni di Taranta andavano dunque festeggiati, e quale miglior cornice se non la magnifica Piazza del Plebiscito. Con il patrocinio del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e dell'assessore alla Cultura e al turismo Nino Daniele. L’evento è organizzato in collaborazione con OmastEventi.



 



Quanto alla band di Eugenio Bennato, sul palco Ezzaime El Alaoui Mohammed voce, darbouka, e viola, Sonia Totaro voce e ballo, Mujura basso, chitarra acustica e voce, Ezio Lambiase chitarra elettrica e chitarra classica, Francesca Del Duca voce, batteria e percussioni.